Chi Sono
Erika Ongaro membro della Commissione Europea del metodo Validation, formatrice e consulente in ambito socio-sanitario.
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Sono stata tutor di tirocinio presso l’Università degli Studi di Bergamo nel dipartimento di Scienze Umane e Sociali.
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Ho avuto la possibilità di approfondire i miei studi riguardanti il metodo Validation a San Francisco.
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Ho sempre ritenuto fondamentale unire ad approcci teorici una metodologia basata sul ben fare.
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E’ importante riuscire a “calare nella realtà” ciò che si apprende.
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Per tale motivo ho iniziato ad approfondire il metodo Validation fino a diventare insegnante.
Ho sentito la necessità di apprendere una modalità di comunicazione che potesse essere utile per relazionarmi con le persone affette da demenza non solo nella fase iniziale della malattia ma anche in quella finale.
Da alcuni anni sono formatrice di questa metodologia nella quale credo molto e sento forte la responsabilità di diffondere il più possibile la “cultura della comunicazione” con le persone colpite da fragilità cognitiva, insieme agli altri 400 insegnanti che operano in tutto il mondo.
La vecchiaia è vita al rallentatore. Per questo, gli anziani vedono meglio.
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Theodor Codreanu
Il mio scopo
"E' uno dei miei mantra: focus e semplicità"
Questa citazione di Steve Jobs è sempre stata per me ricca di significato: ho come obiettivo quello di permettere a tutti i caregiver di “riuscire” ad entrare in una relazione empatica con la persona affetta da demenza in maniera semplice. Attraverso strumenti che si possono apprendere e da aggiungere alla cassetta degli attrezzi della comunicazione.
Inoltre attraverso le tecniche di gestione dello stress, in qualità di persone che si “prendono cura” possiamo realmente mantenere un focus maggiore su ciò che è ancora possibile fare e non su ciò che l’anziano colpito da fragilità cognitiva sta “perdendo”.
La mia visione
Credo fermamente che un mondo socio-sanitario più attento alla persona a 360 gradi sia possibile.
Penso che per noi caregiver sia fondamentale poterci prendere cura anche del nostro “bene-stare quotidiano” attraverso piccole azioni giornaliere che mirino ad aumentare la nostra qualità di vita.
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Sono convinta che la “cultura” dell’assistenza nasca dai piccoli gesti quotidiani che mirano a donare il maggior benessere possibile alle persone che assistiamo.